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Valutazione degli apprendimenti e Screening di I^ livello per DSA

La valutazione degli apprendimenti (come previsto dal D.P.R. n. 122/2009), è espressione dell’autonomia professionale propria del docente.

Essa ha per oggetto il processo di apprendimento, il comportamento e lo stato emotivo, oltre al rendimento scolastico in senso stretto, e concorre al miglioramento dei livelli di conoscenza e al successo formativo.

Valutare il livello degli apprendimenti vuol dire, anche, individuare i punti di forza e/o debolezza dei bambini e dei ragazzi, individuando (con strumenti mirati) eventuali segnali predittivi o indicatori presenti di Disturbo Specifico di Apprendimento.

Tale compito spetta ai docenti, sia individualmente che collegialmente; ad oggi, però, si presenta la necessità di avere delle figure professionali esterne alla scuola che abbiano professionalità e competenze tali da fornire alle famiglie un servizio di valutazione completo, relativo sia allo stato degli apprendimenti, sia ad eventuali difficoltà didattiche che il bambino può incontrare.

La figura professionale che più e meglio si configura per lo svolgimento di un compito tanto delicato è, senza dubbio, il tutor dell’apprendimento (la cui formazione di base deve essere equiparata a quella di un docente abilitato).

Senza soffermarci in questa sede sulle caratteristiche specifiche del tutor (meglio definite in un articolo dedicato), si vuole porre l’attenzione sulla sua valenza e importanza come punto di contatto e di tramite fra le famiglie, la scuola e gli specialisti clinici che, nel campo dei Disturbi Specifici di Apprendimento, hanno un ruolo esclusivo per la diagnosi.

I Disturbi Specifici di Apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’ap­pren­di­mento scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato all’età anagrafica.

Sono coinvolte in tali disturbi: l’abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. Alcune ricerche hanno evidenziato che ai DSA si accompagnano stili di apprendimento e altre caratteristiche cognitive specifiche, che è importante riconoscere per la predisposizione di una didattica personalizzata efficace.

Ciò assegna alla capacità di osservazione ed alla valutazione didattica un ruolo fondamentale per il rico­no­sci­mento, non so­lo nei primi segmenti dell’istruzione (scuola dell’infanzia e scuola primaria), ma anche in tutto il percorso scolastico, al fine di individuare quelle caratteristiche cognitive su cui puntare per il raggiun­gi­men­to del successo formativo.

La scuola e tutte le figure professionali ad essa riconducibili assumono, dunque, un ruolo fondamentale nel percepire le difficoltà degli alunni fin dal loro primo manifestarsi e nell’avviare adeguati interventi di potenziamento.

Le stesse linee guida emanate dal M.I.U.R di cui al Decreto n. 5669 del 12 Luglio 2011, indicano in modo dettagliato gli ambiti di osservazione per il riconoscimento degli indicatori utili per la rilevazione del rischio e riportano diversi strumenti didattici da tener presente per agire sulle difficoltà di apprendimento.

Con il temine screening si intende una metodologia di rilevazione che è in grado di individuare con un buon livello di attendibilità i soggetti a rischio di un determinato disturbo.

Non si tratta di fare diagnosi ma di porre le basi per un programma educativo di recupero adeguato basato sulla comprensione dei meccanismi che lo sottendono, al fine di sostenere il bambino, la famiglia e gli insegnanti per una buona riuscita scolastica.

I test di screening sono da considerarsi solo un primo passo verso l’identificazione di eventuali problemi nei bambini. Infatti, si possono individuare alunni a rischio per i quali consigliare un approfondimento attraverso procedure diagnostiche specifiche.

A seguito della valutazione di I^ livello effettuata tramite screening sarà cura della famiglia decidere se approfondire la situazione attraverso diagnosi specialistica.

L’individuazione precoce dei bambini a rischio è di fondamentale importanza per prevenire la comparsa e il consolidamento di strategie errate o meccanismi inefficaci e per limitare i danni derivanti dalla frustrazione per l’insuccesso, quali la perdita della motivazione all’apprendimento, la chiusura in se stessi, la bassa autostima, i problemi relazionali.

È alla luce di tali premesse che si inserisce il lavoro del tutor dell’apprendimento, che diventa uno strumento mediante il quale le famiglie possono avere un supporto esterno, professionale e preciso, per avere un quadro generale dell’apprendimento del bambino e strutturare un intervento idoneo, anche e soprattutto in caso di difficoltà.


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